"Un'arca di speranza"

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Domenica 2 marzo, nella Basilica della Sagrada Familia, l'omelia è stata tenuta dal cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia incaricato del coordinamento per il Mediterraneo. Leggilo qui per intero. 

" Fratelli,

Che gioia essere riuniti oggi sotto le volte di questa basilica, magnifico poema di pietra e luce per la gloria di Dio! Se l'arcivescovo di Marsiglia si unisce a voi e celebra con voi l'Eucaristia del Signore, su invito del caro cardinale Omella, arcivescovo di Barcellona, è perché un evento eccezionale unisce le nostre due città e, attraverso di esse, tutti i nostri fratelli e sorelle del Mediterraneo. Domani, dalle banchine di Barcellona, partirà la nave scuola Bella speranza : per otto mesi di una lunga odissea, attraverserà le coste del Mediterraneo con a bordo giovani provenienti da tutti i Paesi che lo circondano, qualunque sia la loro origine e religione, per vivere un'esperienza di fraternità e di formazione alla pace. Quando, nel prossimo ottobre, la nave, se Dio vuole, attraccherà a Marsiglia, al termine del suo pellegrinaggio, circa 200 giovani avranno potuto lasciare che lo Spirito cambiasse i loro cuori, risvegliasse i nostri e quelli di tutti coloro che avranno incontrato lungo il loro cammino, da Barcellona a Tetouan, da Palermo a Biserta, dall'isola di Malta a quella di Creta, da Cipro al Libano, da Istanbul ad Atene, poi lungo le coste dell'Adriatico, e infine da Napoli a Marsiglia.

Abbiamo bisogno di pace nel Mediterraneo, soprattutto in questi giorni in cui le tensioni internazionali aumentano e il rumore delle armi si fa sempre più minaccioso. La sete di potere e di profitto di alcuni leader irresponsabili espone l'umanità a pericoli terribili, disprezzando le persone e i popoli, soprattutto i più poveri e bisognosi. Perché coloro che scatenano le guerre sono raramente coloro che ne muoiono! E noi, che domani vareremo la Bel Espoir, potremmo pensare che una nave così piccola nel mare tempestoso della storia, con tante sfide e tante lacrime, sia ben poca cosa! E tuttavia, fratelli e sorelle, tutto in questa basilica della Sacra Famiglia, la Sagrada Familia, ci ricorda che il Signore ha voluto salvarci facendosi bambino, sballottato dalla storia, scacciato dai potenti, membro di una Sacra Famiglia costretto a fuggire in Egitto, come tanti migranti oggi, in fuga dalla povertà, dalla guerra e dalla corruzione che devastano i loro Paesi di origine. Ma Dio non abbandona chi confida in Lui. Il Bambino cresceva, la sua Parola, il suo messaggio, i suoi gesti, poi la sua condanna, la sua morte e la sua risurrezione hanno agito nel mondo come un lievito, un piccolo seme che matura e cresce, un quasi nulla che cambia tutto. E questa mattina, a Barcellona, provenienti da tanti Paesi del mondo per condividere la speranza che la sua chiamata ci ha donato, siamo qui per darne testimonianza.

La speranza non è un vago ottimismo: è una scelta, esigente e perfino eroica. Un grande romanziere francese, Georges Bernanos, che si arruolò durante la guerra civile spagnola e soggiornò a Barcellona durante l'estate del 1936, in un periodo molto travagliato anche a livello internazionale, scrisse queste frasi potenti che vi propongo alla meditazione:

“La speranza è una determinazione eroica dell’anima e la sua forma più elevata è la disperazione superata. Si ritiene che sia facile sperare. Ma solo coloro che hanno avuto il coraggio di disperare delle illusioni e delle menzogne in cui hanno trovato una sicurezza che falsamente scambiano per speranza, sperano. La speranza è un rischio da correre, anzi il rischio dei rischi. La speranza è la vittoria più grande e più difficile che un uomo possa ottenere sulla propria anima… Possiamo raggiungere la speranza solo attraverso la verità, a costo di grandi sforzi. Per trovare la speranza, bisogna essere andati oltre la disperazione. Quando giungiamo alla fine della notte, incontriamo un'altra alba. Il demone nel nostro cuore si chiama "Qual è il punto!" ".

Questo rischio di speranza è quello che avete corso voi, giovani del Mediterraneo impegnati in questa odissea. Voi non vi conoscete, sapete che su una barca non abbiamo altra scelta che essere uniti, avete convinzioni e perfino religioni diverse, ma avete deciso di correre il rischio di incontrarvi, spinti come siete dallo stesso desiderio di servire la pace, di promuovere la giustizia e di aiutare i vostri popoli a vivere felici e in armonia sulle rive di questo mare, che sarà sempre troppo largo per confondere e troppo stretto per separare.

Questa mattina, alla scuola di Gaudí che ha voluto dare a questa basilica il soffio potente del Vangelo, ricordiamo che per i cristiani la speranza è come un'ancora gettata al di là della storia, nella vittoria che Cristo ha definitivamente riportato sul male e sulla morte. Vivere nella speranza è guardare il mondo, nonostante tutte le tempeste della vita, alla luce della promessa che il Signore ci ha fatto: « Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi! ". Di cosa dovremmo aver paura? Non lasciamo che le travi accechino la nostra vista e distorcano il nostro giudizio, non lasciamo che lo scoraggiamento e l'indifferenza anestetizzino la nostra indignazione e raffreddino i nostri cuori. Dio si aspetta che non siamo tiepidi, ma pieni di entusiasmo e coraggio, attenti agli altri, fraterni e disponibili, per saper leggere i segni, spesso discreti, della grazia e della salvezza nella nostra vita e in quella di tutti coloro che ci circondano. La nave che spingeremo sulle onde, un piccolo guscio di noce sulle onde delle tempeste e delle lacrime del nostro mare e del nostro mondo, vuole essere un'arca di speranza di cui voi, giovani che vi imbarcherete in ogni tappa di questa grande odissea, diventerete i navigatori. E sono certo che la bussola di questa navigazione ti aiuterà a trovare la strada giusta e a mantenerla per tutta la vita.

E questo vale per tutti noi, fratelli e sorelle, qualunque sia la fase in cui ci troviamo nel grande viaggio della vita. La vita è il tempo che Dio ci dà per prepararci a incontrarlo. Respingiamo il demone del "Qual è il punto?" ", che ci acceca e ci rende indifferenti ai nostri compagni di viaggio. Ogni uomo, ogni donna è un fratello, una sorella, per i quali Cristo è morto, per i quali è risorto. Impariamo la speranza. Viviamo in fratellanza. Coltiviamo l'amicizia e la fiducia. Rendiamo testimonianza dell'amore con cui Dio ama il mondo, lui che vuole riunire nell'unità i suoi figli dispersi. Allora il nostro mare potrà diventare sempre di più ciò che ha sempre dovuto essere: un collegamento, una strada e una porta tra popoli e civiltà. Questo è il messaggio che Papa Francesco non ha mai cessato di ripetere, a volte opportuno e a volte inopportuno, da Lampedusa a Gerusalemme, da Lesbo a Tirana, e su tante altre faglie dell'umanità che oggi ha scelto di visitare. Che il suo pellegrinaggio ispiri il nostro, affinché diventiamo pellegrini di speranza lungo le strade della nostra vita.

Amen!

Pubblicato il 06 marzo 2025

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