Inés, Spagna

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"Dopo un anno molto impegnativo nella mia vita personale, questa esperienza è stata una boccata d'aria fresca, o meglio, un momento di grazia. La fase 4 del MED25 è stata per me molto più di un progetto o un'opportunità di apprendimento: è stato uno spazio di riconnessione con me stesso, con gli altri e con Dio.

 

Fin dall'inizio, mi sono sentito accolto da un gruppo di persone così diverse per background, credenze e storie di vita, eppure così incredibilmente simili nel cuore. Quella scoperta – che al di là di confini, religioni e lingue siamo profondamente vicini – è stata illuminante e curativa. Mi ha aperto in modi inaspettati. Ho condiviso pensieri e domande che raramente avevano abbandonato i muri della mia mente. E in cambio, ho trovato ascolto, calore e una vera connessione umana.

 

In qualche modo, in questo spazio condiviso di incertezza e differenza, ho trovato un terreno sicuro. Ho affrontato paure che mi portavo dietro da tempo. Ho praticato il perdono, soprattutto verso me stessa. E ho incontrato persone che porterò con me per il resto della mia vita, perché hanno lasciato un segno nella parte più profonda del mio essere.

 

Sebbene non siamo riusciti a raggiungere il Libano a causa del conflitto missilistico tra Israele e Iran – una realtà che all'inizio mi ha rattristato, forse un po' egoisticamente – questa svolta inaspettata ha reso il tempo trascorso insieme ancora più prezioso. Nell'imprevedibilità, il nostro gruppo si è fatto più unito e l'esperienza più intensa. A volte, è nella pausa, nel non sapere, che si dispiega qualcosa di sacro. La riflessione condivisa da Ada dalla Palestina mi è giunta proprio al momento giusto. Mi ha ricordato il valore di essere una goccia nel mare. Le sue parole hanno toccato qualcosa di profondo in me e mi hanno aiutato a capire che anche quando ci sentiamo piccoli o indifesi, non siamo mai soli, soprattutto quando scegliamo di amare e di restare.

 

Per quanto riguarda il tema della sessione – le religioni in dialogo – ora lo vedo meno come un concetto e più come uno stile di vita. Il dialogo non consiste semplicemente nell'essere d'accordo o in disaccordo, ma nell'essere disposti a vedere l'altro, a lasciarsi vedere e a fare qualche passo insieme. Ho sperimentato questo molte volte durante il tirocinio: durante un pasto, in un silenzio condiviso, attraverso una battuta o in conversazioni vulnerabili. Non abbiamo cancellato le nostre differenze – le abbiamo onorate – ma sono diventate porte, non muri.

 

Infine, quando penso all'integrazione mediterranea, non penso prima di tutto alla politica o all'economia: penso ai volti. Ai nomi. Alle storie. Questa tappa mi ha ricordato che l'integrazione inizia dalle relazioni. Che un Mediterraneo più unito è possibile, non solo attraverso grandi strategie, ma anche attraverso piccoli, concreti gesti di incontro, quelli che creano ponti dove un tempo c'erano confini.

 

Con profonda gratitudine”

 

Inés

Pubblicato il 5 agosto 2025 in