“Il dialogo non è una scelta facoltativa, è un obbligo evangelico”

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Discorso di benvenuto di Sua Santità il Patriarca ecumenico Bartolomeo, il 6 luglio 2025, al Fanar in occasione della visita dei giovani della 5a sessione, Ambiente e sviluppo.

 

 » Eminenza, caro Cardinale Jean-Marc Aveline, Arcivescovo di Marsiglia e Presidente della Conferenza Episcopale di Francia,

Cari padri,

Cari pellegrini della pace,

 

Amati figli nel Signore,

È con immensa gioia che vi diamo il benvenuto oggi in questo luogo santo e sacro che è il Fanar, centro spirituale del Patriarcato Ecumenico, cuore pulsante di una Chiesa che da quasi due millenni testimonia, nonostante le vicissitudini della storia, la luce del Cristo Risorto. La vostra presenza qui, al termine di un'odissea mediterranea simbolo di pace, speranza e fraternità, è per noi un vero segno dei tempi. È un incoraggiamento, una consolazione e un appello. È con profonda gratitudine che salutiamo l'ispirata iniziativa dell'odissea MED25 – Bel Espoir, che ha portato questi giovani pellegrini di pace al Fanar. Scegliendo di percorrere le rive del Mediterraneo, non come confine, ma come luogo di incontro e dialogo, dimostrate con forza che la pace è possibile e che inizia con l'impegno concreto, il rispetto reciproco e il coraggio dell'amicizia. Il vostro pellegrinaggio, seguendo le intuizioni del padre gesuita Michel Jaouen, è segno vivo del Vangelo in cammino, testimonianza luminosa di fraternità al servizio dell’unità tra i popoli, le culture e le Chiese.

In effetti, cari giovani, il vostro approccio è un segno di speranza. Ci ricordate, con il vostro impegno, che il mondo ha bisogno di costruttori di pace, seminatori di speranza, testimoni di riconciliazione in Cristo. Siete venuti via mare, come gli antichi pellegrini, portando nel cuore la sete di Dio e il desiderio di raggiungere il prossimo. Con questo approccio unico, ci ricordate che la vera pace non si può raggiungere senza speranza, senza dialogo, senza ascolto paziente e sincero.

La Chiesa Madre del Patriarcato Ecumenico è sempre stata al servizio di questo mistero dell'incontro. Come nostro Signore Gesù Cristo, che si è abbassato a noi per elevarci, crediamo che ogni vero dialogo sia un atto di kenosi, un atto d'amore, un atto di speranza.

 

IL Il dialogo non è una scelta facoltativa, è un obbligo evangelico. Non si tratta di un lusso riservato ai teologi, ma di un dovere cristiano inscritto nel cuore stesso della nostra vocazione di battezzati. Come possiamo infatti dire di amare Dio, che non vediamo, se non amiamo il nostro fratello, la nostra sorella, che vediamo? (cfr 1 Gv 4,20).

 

È con questo spirito che da diversi decenni ci impegniamo per un dialogo ecumenico autentico e coraggioso, soprattutto con la nostra Chiesa sorella di Roma. Lo facciamo non per strategia o debolezza, ma per fedeltà alla volontà di Cristo stesso, che ha pregato "perché tutti siano una sola cosa" (Gv 17,21). Lo facciamo nella profonda convinzione che ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci separa. Lo facciamo anche perché il futuro e la testimonianza del cristianesimo in questo mondo frammentato dipendono dalla nostra capacità di camminare insieme, di testimoniare insieme e di servire insieme.

 

Rendiamo grazie a Dio per i progressi compiuti in questo dialogo. Dallo storico incontro tra il Patriarca Atenagora e Papa Paolo VI a Gerusalemme nel 1964, è stata percorsa una lunga strada. Noi stessi abbiamo avuto l'immensa grazia di incontrare in numerose occasioni diversi vescovi di Roma, da Papa Giovanni Paolo II a Papa Leone XIV, inclusi i Papi Benedetto XVI e Francesco. Insieme, abbiamo pregato e parlato al mondo di pace, rispetto del creato e dignità dei più poveri. Insieme, abbiamo ricordato che la fede cristiana non può essere un'ideologia o un'identità chiusa, ma un cammino di vita, verità e amore.

 

Cari giovani, oggi voi siete testimoni privilegiati di questa fraternità ritrovata. La vostra presenza al Fanar non è casuale. È un segno di fiducia, ma anche una missione. Perché siete chiamati a diventare ambasciatori ecumenici di questa unità che cerchiamo. Unità non significa uniformità che cancellerebbe le nostre rispettive ricchezze, ma unità nella diversità, fondata sull'amore, sul rispetto reciproco e sul mistero dell'alterità sperimentato nella Trinità Divina.

 

Permetteteci di invitarvi al coraggio: non abbiate paura del dialogo. Non abbiate paura del prossimo, anche se prega in modo diverso, se comprende Dio in modo diverso. Perché in ogni essere umano dimora una scintilla divina, una presenza misteriosa di Colui che ci ha creato a sua immagine e somiglianza. Il dialogo inizia con uno sguardo, un gesto, una parola gentile in cui Cristo, Parola di Dio, diventa il vincolo che unisce tutte le cose. Il dialogo inizia quando accettiamo di vivere l'alterità.

 

Nel nostro mondo teso, segnato da tanti conflitti – in Ucraina, in Terra Santa, in Medio Oriente e in Africa – la vostra testimonianza di giovani cristiani è ancora più preziosa. Venite dalle rive del Mediterraneo, un mare di luce ma anche di lacrime. Avete navigato dove tanti uomini e donne sono periti nella speranza di un futuro migliore. Calpestando le banchine di tanti porti, avete udito il grido di angoscia, ma anche i canti di solidarietà. È lì, in questo mare interiore della nostra umanità, che oggi si scrive una nuova pagina di dialogo tra i popoli, tra le religioni, tra le generazioni. Nel 2016, avevamo già affermato con Papa Francesco e Sua Beatitudine l'Arcivescovo di Atene, Girolamo, durante la nostra visita congiunta all'isola di Lesbo: "Come leader delle nostre rispettive Chiese, siamo uniti nel nostro desiderio di pace e nella nostra preoccupazione di promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione".

 

Il Patriarcato Ecumenico, fedele alla sua missione di servizio e testimonianza, si impegna a far sentire una voce profetica. Portiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre azioni le cause della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato. Crediamo profondamente che la vera ecologia sia inseparabile da una conversione del cuore. Non può esserci pace sulla terra senza rispetto per la terra. Anche in questo senso, i nostri rapporti con la Chiesa di Roma sono fonte di gioia: soprattutto dopo l'enciclica Laudato Si' di Papa Francesco, camminiamo insieme per custodire la casa comune che Dio ci ha affidato.

 

E al vostro ritorno a casa, speriamo che ciò che avete visto e sentito qui a Costantinopoli non rimanga lettera morta. Parlate e condividete questa esperienza. Testimoniate la Chiesa come luogo di comunione, preghiera e servizio. Fate vivere lo spirito di questo pellegrinaggio nelle vostre comunità locali. E soprattutto, pregate. Pregate per l'unità dei cristiani. Pregate affinché le nostre Chiese, a immagine di Cristo servo, si pongano sempre più al servizio del mondo. Pregate affinché possiamo riconoscere nel volto di ogni persona il riflesso del nostro unico Signore.

 

Vi trasmettiamo la nostra benedizione patriarcale e preghiamo che il vostro pellegrinaggio in mare sia un momento di grazia e di pace.

 

Benvenuti e che Dio vi benedica!

Pubblicato l'8 luglio 2025